Associazione Gruppo Folk S. Barbara

Il gruppo Folk Santa Barbara, nasce nel 1975 come scuola di ballo sardo grazie all’iniziativa del suo istruttore e fondatore Gianni Senes.

Descrizione

Dopo mesi di continuo impegno e duro lavoro, nel biennio 76/77, il gruppo ha iniziato ad esibirsi nelle piazze dell’isola; grande è stata la soddisfazione quando tra il 1980 e il 1982, si aggiudica per tre anni consecutivi il festival del folklore sardo , al cospetto di numerosi altri titolatissimi gruppi partecipanti.
Attualmente il gruppo è composto da circa trenta elementi, 8 di questi elementi sono bambini, i pezzi più preziosi di tutto l’organico, coloro ai quali affidiamo il nostro lavoro di ricerca, i genuini valori della nostra terra perché li possano contrapporre ad un consumismo sfrenato della società moderna e possano vivere, riscoprendo la nostra storia, un esistenza fatta di cose semplici e genuine in perfetta sintonia con la natura della nostra meravigliosa Sardegna.

Le nostre attività

L’attività prevalente del gruppo cura l’aspetto profano delle nostre tradizioni, proporre i balli tipici del Marghine e del suo capoluogo soprattutto in tutte le suo forme, compresi quelli più antichi, risalenti come origine al primo millennio, e più precisamente all’epoca pagana.
Sono ben cinque i tipi di ballo eseguiti a Macomer, e più precisamente quattro tipi di ballo che sono ”Su Ballu,” ”Su Bicchiri,” ”Su Passu Torrau” e ”Su Dillaru” e una ”Danza”.
I primi due balli sono antichissimi, risalgono all’epoca pagana, il primo (Su Ballu) si narra venisse eseguito attorno ai fuochi accesi in onore delle divinità solari per i solstizi di dicembre e di giugno, il secondo ( Su Bichiri ) simile al primo ma con il ritmo leggermente più allegro pare rientrasse in una serie di riti dedicati ad uno degli dei della mitologia greca venerato nell’antica Sardegna ovvero Dionisio.
Sono due balli che, per quanto antichi, non sono presenti in tutta la Sardegna ma in aree geograficamente definite e limitate; nel Marghine ”Su Ballu” sino ad arrivare a qualche comune della Planargia, mentre è presente a Macomer e in tutto il Meilogu sino alle porte dell’Anglona ”Su Bichiri”.
Col passare degli anni, la logica evoluzione dei ritmi di questi due balli a portato alla nascita de ”Su Passu Torrau” diventato simbolo del ballo sardo ovunque. Ballato infatti in tutta la Sardegna senza confini geografici ha come unica particolarità la cadenza del ritmo che a seconda della zona cambia dal piede destro a quello sinistro.
Tutti questi balli sono eseguiti con accompagnamento dell’organetto diatonico, strumento che dagli inizi del 1800 ha sostituito tutti gli altri strumenti sino ad allora utilizzati per guidare il ballo, compresa la sola voce dell’uomo, utilizzata nell’antichissimo ballo tondo per secoli interi.

Fra tanti elementi in cui si articola il folclore sardo, quello che colpisce con maggiore immediatezza è il costume, il contrasto che li contraddistingue senza dubbio è tale da affascinare anche chi ha frequenti occasioni per ammirarli.
Senza dubbio nel corso dei secoli i costumi di tutta l’isola hanno subito dei mutamenti che hanno determinato diverse modificazioni, per lo più dovute ad influenze esterne per via dei popoli che da sempre ci hanno colonizzato.
Il costume di Macomer che abbiamo scelto di modificare e di indossare risale alla fine del 1600 inizio 1700.
Il costume dell’uomo è confezionato con lino, panno e orbace e più precisamente di lino la camicia e i pantaloni, in orbace nero il resto con la presenza del panno rosso nelle bordature e nella parte posteriore de «Su zippone»
Di particolare interesse e di indubbia suggestività è il costume della donna, un costume particolare diverso da altri presenti nella nostra cittadina anche se risalenti allo stesso periodo in quanto questo era confezionato soltanto per una ricorrenza molto particolare, il matrimonio.
Un costume pertanto indossato una volta, modellato su misura per la futura sposa, particolare questo che viene messo particolarmente in risalto dai lacci del busto presenti soltanto nella parte anteriore al contrario degli altri costumi macomeresi che portano i lacci anche posteriormente.
La camicia (su cansu)in cotone bianco, arricciata sul davanti per raccogliere l’ampiezza;
il busto (s’imbustu) in seta bianca bordato di rosso, finemente ricamato presenta prevalente disegni floreali, sul retro sono riportati inoltre ricami raffiguranti uva e grano quali simboli bene auguranti per la novella sposa; il corpetto (su corittu) in panno rosso bordato di verde con ricami floreali, presenta un’apertura nelle maniche da dove fuoriesce la camicia;
La gonna (sa ‘unneddha) in panno rosso plissettato ornata alla base da una balza in seta bianca ricca di ricami floreali ;
Il grembiule (sa farda) realizzato in seta bianca, finemente ricamato con fili di seta policroma;
Sul capo la donna porta il fazzoletto (su muchaloru) in seta bianca oppure il velo (su muchaloru a isparta) in tulle ricamato a mano con punto catenella .
Questo costume col passare degli anni fu adottato dalla nobiltà macomerese che ne fece il proprio abito quotidiano tant’è che ogni famiglia ricamava nel busto lo stemma del proprio casato.

Modalità di accesso:

Accessibile a piedi e su ruota tramite strada asfaltata

Contatti

  • Telefono: Senes Giovanni Maria 3282510019
  • Telefono: Corda Giuseppe 3474819484

Ulteriori informazioni

Presidente: Senes Giovanni Maria 

Vice Presidente Corda Giuseppe 

Pagina aggiornata il 03/10/2024